lunedì 6 gennaio 2020

Spie, criminali e cacciatori di menti![serie tv]


The spy è la storia vera di Eli Cohen, ebreo di origine araba che entrò nei servizi segreti israeliani, a cavallo degli anni 50/60, e venne spedito a Damasco, sotto le mentite spoglie di un facoltoso uomo d'affari, per cercare informazioni, tramite un giro di importanti amicizie che si creò in loco, sui movimenti militari della Siria, di cui si finse fervente patriota.
In realtà lui, coi suoi tratti diversi dai suoi compatrioti, che lo rendevano spesso, nei rapporti con gli altri, un cittadino di serie b, aveva un cuore che bruciava per Israele, tanto da convincerlo, per dimostrare il suo patriottismo, ad intraprendere una carriera che implicava mentire spudoratamente alla moglie, per tutta la vita su tutta la sua vita, a stare lontano da lei e la famiglia per periodi infinitamente lunghi, e forse a non tornare più, nonchè a confondere talmente le sue due identità, quella reale e quella fittizia, da non sapere più distinguerle, alla fine delle 6 puntate di questa mini serie autoconclusiva.

Non avrei scommesso un soldo bucato sul casting di Cohen, lo confesso, ma quanto mi ha dato torto!In un mirabile lavoro di sottrazione, ben diverso dai personaggi esagerati in cui lo vediamo solitamente calarsi, Sacha ci porta per mano nella vita di Eli e ci rende talmente partecipi
da portarci inevitabilmente al binge watching.
Bella regia ed ottima interpretazione di tutti i comprimari, sopratutto la moglie di lui, Spy ci è piaciuta molto benchè l'argomento non fosse di quelli che ci cattura maggiormente.Ma quando una storia è ben raccontata...e poi qui conta molto l'aspetto umano, da una parte ci sono i capi, che vedono Eli sopratutto come una risorsa, un mezzo per un fine e poco importa se le informazioni le porta lui o un altro, dall'altro ci sono altri personaggi, come quello che lo addestra e lo manda in missione e i due della safehouse dove lui "cambia identità" ad ogni partenza/rientro, che ne hanno a cuore la persona, e sentono il peso che avrebbe anche su di loro, se una di questi uomini, a causa del loro pericolosissimo lavoro, dovessero non ritornare a casa.E poi c'è quella sposa, sola a casa con i figli, convinta che lui passi tanto tempo lontano da casa per dare un futuro migliore a loro, perchè è convinta che il problema sia che lui non si senta sufficientemente benestante per dare a lei e la prole un'esistenza abbastanza agiata...
Mi piacerebbe che il format venisse portato avanti, magari con altre storie,alla True Detective.Chissà!


4 paesi, 4 miniserie da tre puntate l'una a formare una serie da 12 puntate, girata in 4 lingue diverse ma nello stesso, identico set;una sala d'interrogatorio, in una stazione di polizia, di quelle con lo specchio unidirezionale, attraverso il quale i colleghi di turno guardano mentre, dentro la saletta, vengono ricostruiti crimini di ogni sorta.

Visti tutti in originale, salvo il tedesco che proprio non spiccichiamo nè io nè il Khal, abbiamo cominciato con quella in inglese, che ha, nel primo episodio, l'unico attore noto anche in Italia (David Tennant,che io adoro!), e forse abbiamo fatto male perchè, dopo le inglesi, ho trovato tutte le altre puntate inferiori, salvo una bella trama in una delle tedesche, col muro di Berlino di mezzo etc etc;la recitazione, più che passabile in quella inglese, era invece abbastanza da fiction di serie B in un pò tutti gli altri episodi, con l'aggravante del doppiaggio, non eccelso, nell'ultima che abbiamo guardato, ovvero quella tedesca.Si fa sentire la monotonia dell'ambientazione, che avrebbe richiesto, a mio avviso, un lavoro di sceneggiatura e interpretazione di ben altro livello, per essere davvero memorabile.
Così resta una cosa che si guarda volentieri in un mercoledì di sonno, ma non lascia granchè.
Mi ha dato molto fastidio il fatto che tutte le pur minime sottotrame(in tre episodi inevitabilmente non si tesse molto) venissero lasciate volutamente aperte!


Alla seconda stagione, Mindhunter si sposta ad Atlanta, e si concentra su una serie di omicidi a danno di ragazzini di colore, che avvennero nella cittadina del sud degli USA nei tardi anni 70/primi 80.I nostri si trovano in un ginepraio di tensioni razziali, stampa impicciona e delicati equilibri politici, mentre uno dei membri del gruppo di trova in una situazione scomoda, dovuta ad un suo familiare coinvolto in un crimine atroce.Come può essere che proprio loro, che se ne occupano, non si accorgano di avere in casa uno psicopatico?
Continuano ad esserci gli interrogatori con i serial killer, con un grado di recitazione sempre eccellente, però questa seconda mi è sembrata un pò più spompetta rispetto alla prima.

L'aspetto accademico, di studio della metodologia di profiling, si riduce, come le suddette interviste(la mia parte preferita), cortissime e a margine di una storia che, passando dalla teoria alla pratica, rischia di diventare simile a troppi altri polizieschi, anche se a livello cinematografico la Fincheriana Mindhunter ha poco a che spartire con un Criminal minds, per fare un esempio.
Anche Wendy, interpretata dalla mia adorata(dai tempi di Fringe) Anna Torv, perde un pò d'utilità come personaggio, le si appioppa un amorazzo omosessuale tanto per fare audience, ma a dire il vero, a parte un paio di momenti in cui va a fare le interviste al posto di Holden e il collega, che promettono bene ma finiscono nel nulla, spesso ci si chiede che ci faccia, narrativamente parlando, nella serie.

Si parla di una stagione tre, ma posposta a dopo altri progetti di Fincher, che potrebbe quindi vedere la luce nel 2022, tre anni dopo la seconda.
Quanto dovremo penare ancora, prima di vedere chi è l'inquietante tizio coi baffi e le manie di soffocamento, che da due stagioni ci viene mostrato in brevi scenette?(clicca qua se vuoi saperlo già)

In ogni caso un'opera validissima che continuerò a seguire con piacere!

13 commenti:

  1. the spy,condivido con voi il pensiero di questa miniserie, sicuramente una delle più veritiere e crude del 2019

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Pensa che fra l'altro io manco sapevo fosse una storia vera fino all'ultima puntata...mi ha davvero commosso.

      Elimina
  2. Di queste vorrei recuperare The Spy appena ho un attimo di tempo, le altre non mi attirano molto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. The spy secondo me è davvero un lavoro valido, e lui è inaspettatamente molto bravo anche in una parte così drammatica e non semplice!

      Elimina
  3. Criminal mi piacerebbe recuperarla.
    Ho provato con Mindhunter, non fa per me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se è per questo è da tre stagioni che mi chiedo perchè la gente guardi ancora TWD XD
      Non siamo tutti uguali, per fortuna ;)
      Criminal è interessante come esperimento, se non altro.

      Elimina
  4. Mamma mia, non conosco un titolo che sia uno!
    Che vergogna 🙈

    RispondiElimina
  5. Non ho visto nessuna delle 3 :( ma sono consapevole della bravura (più o meno nascosta) di Sacha Baron Cohen da quando ha interpretato il "Master of the house" in Les Misérables! *O*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sai Meira,comunque la parte in les Miserables è sul grottesco, qui è proprio bravo come attore drammatico, il che mi ha stupito considerando che partivamo da Borat XD, in più è molto bravo, secondo me, a rendere la confusione che porta in un uomo il vivere una doppia vita, in questo caso molto diversa dalla sua...

      Elimina
  6. Queste tre serie non le ho mai viste, "Spy" sembra interessante! :)

    RispondiElimina
  7. Mi hai dato qualche spunto, grazie! :)

    RispondiElimina

Non leggere solo,dimmi come la pensi :D
Don't just read,tell me what you think about it!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...